Suburra - La Serie. Quando la finzione rappresenta la realtà
Oggi vogliamo parlarvi di
una SerieTv italiana che vi consiglio assolutamente di vedere. “Suburra - La
Serie”, prequel del film Suburra del 2015 diretto da Stefano Sollima, a sua
volta ispirato dal romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, che racconta
le storie, le ambizioni e gli interessi leciti e illeciti di chi comanda a
Roma: il mondo dei palazzinari, della politica, del Vaticano e quello del
crimine.
Suburra è un romanzo
criminale che ci racconta la crescita di tre aspiranti criminali, - Aureliano,
Spadino e Lele. Sono tre giovani che vogliono trovare il loro posto nel mondo a
suon di armi, droga e intrighi, ma che finiscono col dare fastidio ai poteri
forti che si spartiscono la città, scatenando una sanguinosa serie di eventi.
Roma, città in cui è
ambientata la serie, è da sempre stata crocevia di interessi politici,
criminali, religiosi. Nella città eterna i mondi si intersecano e si scontrano
e l’approvazione di un nuovo piano regolatore, specialmente i terreni di Ostia,
è un’occasione ghiotta per tutti. Soprattutto per Samurai, il Re di Roma. È lui
che manovra da sempre i palazzi del potere: a lui fanno riferimento sia le alte
sfere della politica e del Vaticano, sia la criminalità organizzata. In questo
scenario Aureliano, Spadino e Lele si ritroveranno, quasi per caso, nel bel
mezzo di vicende che rischiano di cambiare il volto della città. I tre
protagonisti, che hanno provenienze e ambizioni diverse, sono accomunati però
dalla voglia di emanciparsi dall'influenza della famiglia di appartenenza e di
crearsi una nuova propria e distinta identità. Questo li porterà a siglare una
strana alleanza.
Il simbolo, e
protagonista, è Aureliano Adami.
Interpretato da Alessandro Borghi, futuro Numero 8 del film Suburra. Trovatosi
a dirigere un impero dopo la morte del padre, è un re ancora senza corona e
senza legittimazione, carico di dubbi amletici su se stesso e il proprio ruolo.
Che è determinato a prendersi con il sangue. Alessandro Borghi è indubbiamente
la star assoluta di un ottimo cast. Esordiente fin dai tempi del film di
Stefano Sollima, oggi è uno degli attori di punta del cinema italiano. Nella
seconda stagione di Suburra, Aureliano, fedele a se stesso ma in continua
evoluzione, non è più un apprendista criminale, ma un boss in pectore. I
capelli biondo platino hanno lasciato spazio a un castano senza fronzoli ma con
qualche rasatura che ne accentua l'aggressività, il collo è ornato da due
tatuaggi che mostrano due ali, la barba da uomo ricopre quel volto da ragazzino
che avevamo conosciuto nella stagione 1. È un primo passo verso una
trasformazione che lo porterà a essere il Numero 8, il boss di Ostia che
abbiamo ammirato in Suburra, il film.
Spadino
(Giacomo Ferrara) è un principe in ascesa, che vuole prendere il posto del Re
(il fratello Manfredi) e deve guardarsi da due regine, la madre e la moglie. Ferrara
è eccellente, e il suo talento non passa inosservato neppure in uno show corale
per vocazione come questo. Gli Anacleti, la famiglia di Spadino, appartengono
all’etnia dei sinti, che nel loro sfarzo barocco sembrano sbocciati da una
fantasia perversa, coltivano nelle loro fila non solo il miglior villain della
serie – Manfredi, interpretato da Adamo Dionisi – ma anche il suo miglior
personaggio femminile. È Angelica, cui presta il viso Carlotta Antonelli, la
sposa sfortunata ma arrivista di Spadino cui tocca il destino infelice del
matrimonio bianco.
Sara Monaschi (Claudia Gerini) è la regina senza scettro e senza regno, che prova a riprenderselo con trame e sotterfugi. Mentre tutte le fila sono tirate dal grande burattinaio, Samurai (Francesco Acquaroli), il vero imperatore di Roma, c'è anche Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro), il sergente che prova a farsi generale, un candidato sindaco che, al ballottaggio, da terzo incomodo prova a diventare l'ago della bilancia.
Sara Monaschi (Claudia Gerini) è la regina senza scettro e senza regno, che prova a riprenderselo con trame e sotterfugi. Mentre tutte le fila sono tirate dal grande burattinaio, Samurai (Francesco Acquaroli), il vero imperatore di Roma, c'è anche Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro), il sergente che prova a farsi generale, un candidato sindaco che, al ballottaggio, da terzo incomodo prova a diventare l'ago della bilancia.
Una delle ragioni del
successo di Suburra è quello di aver
intercettato il sentimento di sfiducia nella politica di gran parte degli
italiani, e di raccontarne le cause. Gli appigli alla realtà, alla cronaca,
sono molti, e stimolanti: dalla mafia di Ostia, salita agli onori della cronaca
dopo essere stata raccontata proprio in Suburra, agli affari del Vaticano,
sempre evocati ma mai raccontati veramente.
Parlando di debolezze, nella
cornice di un intreccio affascinante, suburra alla fine si rivela assai ben
congegnato (ogni puntata parte con un flash-forward), si ha sempre
l’impressione della sovrabbondanza. Sì, Suburra è una storia di disagio e
malavita ma l’interesse dello spettatore risiede sempre da un’altra parte. Gli
intrighi mafiosi che originano da Samurai, il personaggio più debole e meno
tratteggiato del mazzo, sono semplicemente funzionali e tali restano. Non è lì
che batte il cuore degli episodi e purtroppo non è neppure nelle titubanze di
Monaschi, bene rappresentata da Claudia Gerini cui viene però appiccicata una
donna come la Contessa – mentore prima, nemica poi. Quantomeno interessante.
Poco utilizzato, per ora, è persino uno dei tre protagonisti: Lele. Il suo arco
narrativo trova una soluzione brillante nell’ultima puntata ma la sensazione,
per nove ore, è che sia la carta nella manica da giocare nella seconda
stagione.
Fonte:
https://www.wired.it/play/televisione/2017/10/04/suburra-come-la-prima-stagione-della-serie-netflix/
https://movieplayer.it/articoli/suburra-2-la-serie-recensione-netflix_20390/
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